Ogni forma di produzione dell’energia elettrica ha un inevitabile impatto ambientale, distinguibile su vari livelli. Anche la più “green” delle energie, infatti, ha degli impatti ecologici da considerare. Per questo, lo studio sull’impatto ambientale del fotovoltaico è una fase importante, per capire il livello e la tipologia di interferenza con la natura circostante.

Detto ciò, il fotovoltaico è l’ultima frontiera della produzione energetica, sia sottoforma di corrente elettrica che termica. L’abbassamento dei costi negli ultimi anni ha consentito una grande diffusione anche tra i privati, oltre che avere un largo seguito nei siti industriali.

Lo studio dell’impatto ambientale per quanto concerne l’energia solare si può distinguere in tre categorie: durante la costruzione dei pannelli solari all’interno della ditta costruttrice; lo smaltimento dei componenti al termine della loro utilizzazione; l’impatto più propriamente paesaggistico, nel contesto in cui i pannelli vengono montati.

È sulla terza categoria che si agisce per limitare l’impatto ambientale, temuto specialmente nelle aree “pregiate” dal punto di vista paesaggistico. Considerando il contesto architettonico delle abitazioni circostanti, poi, la scelta del posizionamento deve essere il giusto compromesso tra efficienza ed estetica.

Per fortuna la tecnologia viene in soccorso nella fase di montaggio dei pannelli fotovoltaici. Grazie alla versatilità di alcune celle per la produzione di energia solare, qualsiasi superficie può essere sfruttata: tetti dei capannoni industriali, terrazze non accessibili, tettoie di parcheggi e altro ancora. In questo modo, la produzione di energia elettrica pulita si accompagna a un rispetto estetico dell’ambiente circostante.

Infine, ricordiamo che lo studio sull’impatto del fotovoltaico, nelle tre forme poco fa elencate, è previsto dalle leggi vigenti. L’intento del Legislatore è quello di rendere trasparente ogni fase della realizzazione dell’impianto, specialmente nelle zone più soggette.